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SEI VITTIMA GROSSA TRUFFA TRADING ONLINE?

BOLOGNA RAVENNA  RIMINI VENEZIA PARMA MODENA VICENZA ROVIGO TREVISO TROPPI TRUFFATI DA TRADING ONLINE, TRUFFATORI SERIAL ICHE PROMETTONO PRIMA DI FANNO VEDERE GUADAGNI POI PERDI TUTTO

CHIAMA AVVOCATO ESPERTO 051 6447838 AVVOCATO SERGI0 ARMAROLI

  • Non fidatevi mai di piattaforme che promettono lauti guadagni, anche se dopo i primi investimenti sembra che i risultati siano veritieri. In Toscana i casi sono tantissimi e la provincia di Arezzo è quella in cui queste truffe sono state più numerose.

Le truffe nel trading online sono purtroppo molto diffuse e sfruttano l’illusione di facili guadagni per ingannare le vittime. Se sei stato vittima di una truffa di trading online, ecco cosa devi sapere e come puoi cercare di recuperare i tuoi soldi.

🚨 Come Funzionano le Truffe nel Trading Online?

Le truffe nel trading spesso seguono questi schemi:

  1. Pubblicità ingannevole – Promesse di guadagni elevati e sicuri con investimenti minimi.

  2. Falsi broker – Società non regolamentate che si spacciano per piattaforme di investimento legittime.

  3. Pressione psicologica – Chiamate continue da “consulenti finanziari” che ti spingono a investire sempre di più.

  4. Guadagni iniziali finti – Ti mostrano falsi profitti sulla loro piattaforma per invogliarti a depositare ancora più soldi.

  5. Blocco dei prelievi – Quando provi a ritirare i fondi, inventano scuse o chiedono altri versamenti per “sbloccare” il denaro.

  6. Scomparsa della piattaforma – Dopo aver preso abbastanza soldi, il sito o il broker sparisce.

🛑 Come Capire se una Piattaforma di Trading è una Truffa?

🔎 Controlla la regolamentazione – I broker affidabili sono regolamentati da autorità come:

  • Consob (Italia) 👉 S

  • CySEC (Europa)

  • FCA (Regno Unito)

  • SEC (USA)

🔎 Attenzione ai segnali di allarme: ✅ Troppe promesse di guadagni facili e veloci
✅ Pressioni per investire subito
✅ Nessun controllo sulla tua identità o dati bancari
✅ Commissioni nascoste o richieste di nuovi depositi per prelevare
✅ Sito web senza informazioni chiare su regolamentazione e sede legale

Come Recuperare i Soldi se Sei Stato Truffato?

Se hai subito una truffa nel trading online, prova questi passi:

1️⃣ Blocca le transazioni – Se hai pagato con carta di credito o bonifico, contatta la tua banca per tentare di recuperare i fondi con una contestazione.
2️⃣ Segnala la truffa – Denuncia il broker truffaldino alla Consob, alla Polizia Postale o alla Guardia di Finanza.
3️⃣ Non versare altri soldi – Se il broker chiede altri soldi per “sbloccare” i fondi, è un’ulteriore truffa!
4️⃣ Contatta un avvocato esperto in truffe finanziarie – Ti può aiutare a intraprendere un’azione legale.
5️⃣ Verifica su siti di allerta truffe – Controlla su Consob o Forex Peace Army se il broker è già segnalato come truffaldino.
6️⃣ Segnalalo ad Europol e Interpol – Se la truffa è internazionale, possono intervenire.

Attenzione a un’ulteriore truffa: il “recovery scam”!

Dopo una truffa di trading, potresti essere contattato da presunti “esperti” che promettono di recuperare i tuoi soldi in cambio di una commissione. Questa è un’altra truffa! Nessuno può garantire il recupero dei fondi.

Le truffe online sono purtroppo sempre più diffuse e sofisticate, con particolare riferimento alle false piattaforme di trading che promettono guadagni elevati in tempi brevi. Recentemente, la Polizia di Stato ha oscurato 473 siti web che, utilizzando indebitamente il marchio Eni Spa e l’immagine dei suoi vertici, promuovevano falsi investimenti finanziari attraverso piattaforme di trading online.

Per proteggersi da queste truffe, è fondamentale adottare alcune precauzioni:

  1. Diffidare delle offerte che promettono guadagni immediati ed elevati: le promesse di profitti facili sono spesso un segnale di allarme.

  2. Verificare l’autorizzazione della piattaforma: assicurarsi che la società o l’intermediario finanziario siano registrati presso la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa (CONSOB) e controllare eventuali avvisi sul sito ufficiale consob.it.

  3. Prestare attenzione all’uso improprio di loghi o immagini: non fidarsi di pubblicità che utilizzano loghi di istituzioni o aziende, o immagini di personaggi noti, per rendere credibile la truffa.

  4. Preferire società che operano nell’Unione Europea: attualmente, nessuna società o piattaforma di trading risulta autorizzata a operare in Italia; è quindi consigliabile rivolgersi a società con sede nell’UE.

  5. Verificare la regolarità della società: prima di effettuare qualsiasi investimento, assicurarsi che la società sia regolare, ad esempio controllando la partita IVA e la sede legale, anche attraverso ricerche online e recensioni.

  6. Rivolgersi alle autorità competenti: in caso di dubbi o sospetti, consultare le informazioni disponibili sul portale della Polizia Postale Commissariato di PS online e, se necessario, denunciare tempestivamente l’accaduto.

  • Per chi invece volesse comunque investire online, è sempre consigliato verificare sul sito di Consob quali sono le piattaforme riconosciute e che quindi svolgono un’attività legale e tutelata.

  • Se il nome della piattaforma e l’indirizzo web non è esattamente come quello che compare sulle indicazioni Consob (anche un punto o una virgola possono fare la differenza), meglio desistere. Perché la truffa potrebbe essere dietro l’angolo.

  • SEI VITTIMA GROSSA TRUFFA TRADING ONLINE?

TRUFFATO DI 500 MILA EURO

Se sei stato truffato per una somma così elevata (500.000 euro), è fondamentale agire immediatamente. Ecco i passi che ti consiglio di seguire:

  1. Denuncia l’accaduto alle autorità

  • Carabinieri o Polizia Postale: Recati presso la caserma dei Carabinieri o la Polizia Postale per sporgere denuncia.

  • Procura della Repubblica: Se il caso è complesso, potresti dover presentare un esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale competente.

  1. Blocca immediatamente i trasferimenti di denaro

  • Se il pagamento è stato effettuato tramite bonifico bancario, PayPal, carta di credito o altro metodo tracciabile, contatta subito la tua banca o il fornitore del servizio per segnalare la frode e tentare di bloccare la transazione.

  • Se il denaro è stato inviato tramite criptovalute o altre forme non tracciabili, sarà più difficile recuperarlo, ma è comunque utile denunciarlo.

  1. Contatta un avvocato specializzato

  • Un avvocato esperto in reati finanziari e frodi potrà aiutarti a valutare se è possibile recuperare la somma persa e a intraprendere un’azione legale contro i truffatori.

  1. Raccogli tutte le prove

  • Salva screenshot di conversazioni, e-mail, bonifici e qualsiasi altra prova che possa dimostrare la truffa.

  • Se hai parlato con il truffatore al telefono, annota numeri, orari e dettagli delle conversazioni.

  1. Verifica se altre persone sono state truffate

  • Cerca su internet il nome della persona o della società coinvolta per vedere se esistono altre segnalazioni di frode.

  • Se la truffa è avvenuta su un sito web, verifica se ci sono denunce su forum o social network.

  1. Attenzione a ulteriori tentativi di truffa

  • Spesso chi è stato truffato viene ricontattato da falsi “recuperatori di denaro” che chiedono altri soldi per “aiutarti” a recuperare la somma persa. Non fidarti.

  1. Contatta le autorità di regolamentazione (se necessario)

Se la truffa riguarda investimenti finanziari, criptovalute o operazioni bancarie, puoi segnalare l’accaduto a:

  • CONSOB (se la truffa riguarda investimenti o broker finanziari)

  • Banca d’Italia (per truffe legate a istituti bancari)

  • AGCM – Antitrust (per truffe legate a pubblicità ingannevole)

  • Europol o Interpol (se il truffatore opera dall’estero)

CHIEDERE  NELLA DENUNCIA CHE LA PROCURA CHIEDA  ORDINE EUROPEO DI INDAGINE PENALE

La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea dell’8 dicembre 2020 (causa C-584/19) affronta la questione dell’autorità competente a emettere un Ordine Europeo di Indagine (OEI) ai sensi della Direttiva 2014/41/UE. In particolare, la Corte ha stabilito che il pubblico ministero di uno Stato membro può essere considerato un'”autorità giudiziaria” e un'”autorità di emissione” ai sensi della direttiva, anche se esiste un rapporto di subordinazione legale tra il pubblico ministero e il potere esecutivo dello Stato membro, e anche se il pubblico ministero è soggetto, direttamente o indirettamente, a ordini o istruzioni individuali da parte di tale potere nell’adozione di un OEI.

Questa decisione si distingue da precedenti pronunce della Corte relative al Mandato d’Arresto Europeo (MAE), in cui era stato stabilito che un pubblico ministero soggetto a possibili istruzioni individuali da parte del potere esecutivo non poteva essere considerato un'”autorità giudiziaria emittente”. La differenza risiede nel fatto che l’OEI mira all’acquisizione di prove e non comporta una privazione della libertà personale, a differenza del MAE.

Tuttavia, successivamente, con la sentenza del 16 dicembre 2021 nella causa C-724/19, la Corte ha precisato che, sebbene il pubblico ministero possa emettere un OEI, ciò è subordinato al rispetto delle condizioni previste dal diritto nazionale. In particolare, se per un atto investigativo analogo in ambito nazionale è richiesta l’autorizzazione di un giudice, anche l’emissione di un OEI per lo stesso atto richiede tale autorizzazione.

In sintesi, la Corte ha chiarito che il pubblico ministero può essere considerato un’autorità competente per l’emissione di un OEI, ma deve rispettare le procedure e le garanzie previste dal diritto nazionale, assicurando che l’emissione dell’OEI non eluda le tutele giurisdizionali previste per atti investigativi equivalenti a livello nazionale.

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